Avrete sentito tutti parlare di Cryptoboy, il film pubblicato pochi giorni or sono dalla piattaforma di streaming Netflix. Evitando inutili spoiler, si: la trama è quella che tutti ci saremmo aspettati. Raggiungere ricchezza e successo grazie alle cryptovalute, o meglio: grazie a una azienda che opera nel mercato delle cryptovalute.
Il problema, secondo il punto di vista di chi scrive, sorge nel momento in cui, per perseguire tali - legittimi - obbiettivi, si investe in aziende ben poco trasparenti e cristalline, specie nei confronti proprio degli investitori stessi.
Il mondo delle cryptovalute non è per tutti. Chi decide di entrarci, acquistando banalmente un token su un exchange qualunque, deve sapere che il mercato è spesso soggetto a grossi balzi (e a manipolazioni artificiose) di prezzo. Ma c’è anche altro.
Nella jungla finanziaria poco regolamentata di cui stiamo scrivendo, stanno proliferando aziende e progetti che di crittografico hanno ben poco. Il modus operandi è sempre il solito: si utilizza Bitcoin, e le altre cryptovalute, come buzzword, specchietti per le allodole utili ad attirare nuovi potenziali investitori. Il business, in realtà, ruota tutto attorno a ben altro, per esempio alle ben famose, e ormai banali (ma funzionano sempre alla grande) multilevel marketing. Entrare con un capitale con la promessa di essere premiato in reward se riesco a tirare dentro altre persone come me. Queste aziende, per operare in questo mercato, hanno dovuto evolversi, offrendo wallet, servizi di custodia, pos per aziende, noleggi di potenza di calcolo per il mining, NFT e quant’altro. Ma la realtà è che tutto si basa solo ed esclusivamente su un fattore: capitali che entrano in azienda, grazie a nuovi investitori, che garantiscono guadagni a chi sta qualche gradino più in alto nella piramide.
Un altro pilastro di questo tipo di business è la psicologia. E qui abbiamo bisogno di altre buzzword. Successo, indipendenza finanziaria, formazione, crescita personale, costruzione del futuro sono le più gettonate, ma non le uniche. Vengono ripetute all’infinito, fino a diventare un mantra, un martello pneumatico che batte nella mente dei nuovi arrivati. Chiunque sarà incappato una volta nella vita nei video di quelle mega convention (ma anche riunioni locali ben più intime): sorrisi, complimenti, premiazioni, concerti, incontri dove la crescita personale è l’unico e vero obbiettivo da rincorrere, feste organizzate in giro per il mondo, nelle location più esclusive, per rinsaldare i ranghi tra tutti i partecipanti al progetto.
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Credo che non serva aggiungere altro, lo schema è sempre quello. Lo stesso schema utilizzato dall’alba dei tempi da aziende di grande successo, da Tupperware, alle aziende di integratori, fino ai cosmetici. Ma con la cryptovalute è diverso. Con le crypto puoi arricchirti prima degli -anta, puoi avere successo, puoi cambiare la vita tua e di chi ti sta vicino. Puoi diventare un’altra persona.
Puoi circondarti di persone come te. O puoi diventare come loro.
E pensare che il mondo delle cryptovalute può regalare forti emozioni così com’è. Semplicemente acquistando e stando a guardare. Ma la componente umana è troppo forte. La possibilità di poter far parte di un circolo di eletti è il plus ultra, l’Olimpo, di noi esseri umani. La competizioni per portare a casa i risultati migliori, essere chiamati sul palco, ricevere premi e considerazione. Questo tipo di aziende, in una cosa sono davvero fenomenali: a tirare dentro nuove persone. Curano i rapporti, la dialettica, fanno leva sui principi di cui sopra, ti fanno sentire importante, parte di un organismo vivo, forte, potente. Una caratteristica fondamentale dei membri è l’assoluta certezza della bontà del progetto, indiscutibile ed intoccabile. La totale negazione della realtà anche davanti al fatto compiuto.
Un altro aspetto riscontrabile quando si entra in contatto con questo tipo di ambienti, è la poca competenza dei nuovi entrati. La leva su cui fare affidamento per convincere il potenziale investitore è sempre la stessa, il successo e il guadagno, spesso tralasciando però la cosa più importante: l’educazione. La base della piramide è spesso molto ignorante riguardo al funzionamento sia dell’azienda che del prodotto venduto e trattato. Viene celata volutamente la realtà, a favore di slogan preconfezionati. Come già scritto in precedenza, le buzzword Bitcoin e cryptovalute funzionano egregiamente, ma sarà rarissimo trovare qualcuno che sappia davvero cosa è Bitcoin, cosa sono gli UTXO, la differenza tra un wallet on-chain e uno Lightning, cosa cambia da wallet custodial a non custodial. Il prezzo, il guadagno, il profitto espresso in percentuale, il grafico con la candela di Dio, hanno certamente più presa sull’uomo della strada.
In questa newsletter abbiamo parlato di Safemoon e di Wonderland, che pur non essendo aziende ma semplici token, sono entrambi falliti, portandosi dietro migliaia di utenti assolutamente fidelizzati. Sono crollate per un solo e semplice motivo: si reggevano sui fondi che i nuovi utenti riversavano nel sistema. Quando analizziamo molti di questi “progetti” che operano in sul mercato, il disegno è ricorrente. I primi a entrare guadagnano, gli ultimi rimangono senza un becco di quattrino. Il motivo è che fondamentalmente tutto si basa su uno schema vecchio come il mondo, a cui noi italiani, ovviamente, abbiamo dato un nome reale: schema Ponzi. Chi crede che queste aziende riescano a creare profitti con il mining concorrendo con le grandi mining pool, è un illuso. Persino se facessero direttamente parte di tali pool con la propria potenza di calcolo, potrebbero ambire al massimo a risicate reward, pochi spiccioli. Chi crede che i multilevel marketing creino profitti dalle vendite dei prodotti, è un illuso. Chi crede che le reward da sogno siano i proventi di una attività aziendale innovativa, è un illuso.
E allora, quali sono le aziende che guadagnano con le cryptovalute?
I recenti scandali di FTX, Genesis e associati, hanno evidenziato le difficoltà che le aziende hanno nel trarre profitti reali senza lanciarsi in pericolose operazioni collaterali. Vivere di commissioni è complicato, spesso devono inventarsi soluzioni anche molto rischiose, come ad esempio il trading. Fare trading con i soldi dei clienti (FTX ne è l’esempio più lampante) è un’operazione eticamente molto discutibile, oltre che non consentita. A guardare il film Cryptoboy ci rendiamo davvero conto che un fattore davvero ricorrente in questo tipo di business è la poca trasparenza, la difficoltà di capire con chiarezza di cosa si occupino realmente e di come riescano a fare profitti con i loro prodotti. Per questo motivo, appare sempre più vitale evitare di lasciare i propri fondi sui wallet proposti da queste aziende, spostandoli su alternative no custodial e avendo totale possesso delle proprie chiavi private. Non possiamo fidarci di exchange ben più quotati e regolamentati (sempre FTX insegna), quindi non esiste alcun motivo per cui cedere la sovranità dei propri fondi a terzi, specie se si tratta di aziende che navigano nel torbido.
Come finisce il film non ve lo dico, ma forse potete immaginarlo. Ma se avete scelto di entrare in questo mondo, non vi stupirete di sicuro. Stando nel mercato delle cryptovalute, il finale lo abbiamo già vissuto molte volte.
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